mercoledì 22 agosto 2007

L'ultimo uomo della Terra

Quando Vincent sbarcò in Italia

Titolo originale: Last man on earth
Regia: Ubaldo Ragona – Sidney Salkow
Anno: 1964
Produzione: Italia-USA
Genere: horror/fantascienza
Durata: 86 min.
Cast: Vincent Price, Franca Bettoja, Giacomo Rossi Stuart
Voto: 7,5

Fino all’ultimo non sapevo se scrivere qualcosa sul film o sul romanzo. In effetti, almeno negli ultimi tempi, guardo molti più film di quanti libri legga, seppure sia fermamente convinto (e non sono certo l’unico) che, nella maggior parte dei casi, la carta sia più forte – artisticamente parlando – della pellicola.
Insomma, come al solito mi ritrovo a parlare del film, ma questa volta la motivazione è più che valida. Seppure anche in questo caso il libro sia decisamente superiore, c’è anche da dire che è un libro piuttosto celebre e su cui sono state già scritte parecchie cose, mentre il film (che è un buonissimo film) è stato sempre snobbato, se non addirittura dimenticato.
Qualcuno recentemente l’ha riscoperto (il sottoscritto compreso) grazie ancora una volta a quel piccolo e magico oggetto che risponde al nome di dvd.
Sto parlando de “L’ultimo uomo della Terra” di Ubaldo Ragona (o come dice Dardano Sacchetti nel documetario che compare negli extra, di Sidney Salkow) e del suo corrispettivo cartaceo, “Io sono leggenda” (qualcuno però lo conosce con il titolo della sua prima - e infedele - traduzione italiana, “I vampiri”) di Richard Matheson.
La genesi di questo piccolo gioiellino è abbastanza travagliata: la prima sceneggiatura di Matheson fu rifiutata dalla inglese Hammer che cedette il progetto all’americana "Associated Producers Inc.". Quest’ultima lo propose all’italiana "Produzioni La Regina", la quale accettò la collaborazione imponendo però parte del cast e della troupe. Se dalle fonti appare difficile attribuire la regia a Ragona o Salkow, è più che probabile che la verità stia nel mezzo e che il passaggio di testimone sia stato dovuto all’insoddisfazione del divo Vincent Price nei confronti della produzione italiana.
C'è da dire che anche Matheson non rimase particolarmente soddisfatto del lavoro e scelse così di firmarlo con lo pseudonimo di Logan Swanson.
A discapito delle tante critiche dell’epoca che ne hanno sicuramente compromesso il successo e seppure non raggiunga la complessità, l’angoscia e la forte critica sociale del romanzo, “L’ultimo uomo della Terra” è un film notevole, girato con pochi soldi in uno splendido e quasi gotico bianco e nero all’Eur di Roma, resa dall’abilità di Franco Delli Colli così spettrale e inquietante come mai prima (ma neppure in seguito, direi) si era vista al cinema.
Un film notevole anche perché antesignano dei tempi e precursore di tutto il filone zombesco (i “vampiri” con cui ha a che fare Vincent Price assomigliano molto agli zombi romeriani), oltre che di quello catastrofico o apocalittico.
Importante per la metafora, ripresa appunto da George Romero quattro anni più tardi ne “La notte dei morti viventi”, dell’uomo asseragliato dietro le sue paure, ma anche per il suo valore simbolico (quasi mistico) rappresentato dall’uomo illuminato che si proclama salvatore dell’umanità e che invece si ritrova ucciso da moderni farisei.
Opprimente, malinconico e profondamente pessimista, in una parola: consigliatissimo. Tenetelo a mente quando, prossimamente, sarà proiettato “I am legend” di Francis Lawrence, con Will Smith protagonista.

Davide Battaglia

3 commenti:

Anonimo ha detto...

è vero: si tratta di un film molto avanti, considerando l'anno in cui è stato girato.
Un precursone de "La notte dei morti viventi", infatti i vampiri di Matheson somigliano più agli zombi putrescenti di Romero che non all'algido voivoda transilvano.
Ottimo film, nel suo bianco e nero allucinato. Per una volta è stata realizzata una buona trasposizione cinematografica di un romanzo di valore assoluto.
Solitamente non amo molto Price, troppo teatrale per i miei gusti, ma in questo film ammetto che è l'uomo giusto al posto giusto!

Anonimo ha detto...

Anche io trovo eccezionale questo film, principalmente perché molto fedele al "sapore" e all'atmosfera del romanzo. E anche io trovo Price troppo teatrale, al contrario di mcnab però lo trovo eccessivo anche qui: nella parte centrale e finale se la cava bene, ma all'inizio - quando sta per rimanere solo e quando ci racconta dei primi momenti in cui è effettivamente vittima della solitudine... Esagera. Rovinando alcune scene. Fortunatamente, come dicevo, poi si riprende... :-)

Overdrive ha detto...

Grazie per i vostri commenti ragazzi!
In effetti Vincent Price aveva uno stile che oggi risulta alquanto superato, ma questa pellicola ha un particolare fascino "weird" anche grazie alla sua recitazione a tratti eccessiva.
:)