mercoledì 6 giugno 2007

Mulholland drive

Un incubo ad occhi semichiusi

Titolo originale: Mulholland drive
Regia: David Lynch
Anno: 2001
Durata: 145 minuti
Produzione: USA
Genere: drammatico/surreale
Voto: 9

Ecco che, come avevo anticipato il giorno che ho inaugurato questo blog, l'Interstellar Overdrive compie il suo primo viaggio fuori dall'orbita della fantascienza.
Per farlo ho scelto qualcosa di molto impegnativo e, in realtà, non così lontano dalle tematiche che regolano le opere fantastiche. Sto per parlare di Lynch e, in questo caso, ogni etichetta, ogni schematizzazione, ogni tentativo di classificazione - passatemi l'eufemismo, sempre che non venga censurato - va a farsi fottere.
Difficile, veramente difficile scrivere qualcosa su quest’opera di David Lynch, senza rischiare di cadere nel banale (riempendo la recensione di aggettivi quantomai abusati) oppure di perdersi negli intricatissimi risvolti narrativi (cercando magari di dare una, o peggio ancora, diverse interpretazioni a ciò che si è visto).
In questo percorso tortuoso è perfino arduo capire dove si trovi l’inizio e dove la fine. Si può passeggiare, come uno a caso dei tanti personaggi, lungo l’anello che contiene la storia (più o meno circolare), all’infinito.
Il cinema di Lynch è formato da episodi limpidissimi e talvolta spiazzanti come “The elephant man”, “Cuore selvaggio” e “Una storia vera” (il suo film più intimista) e da pellicole che avrebbero fatto la gioia di Sigmund Freud come “Velluto blu”, “Strade perdute” e, per l’appunto, “Mulholland drive”.
Vi è mai capitato di addormentarvi e sognare qualcuno che avete incontrato (anche solo di sfuggita) durante il giorno? Oppure di sognare persone che conoscete bene, ma che nel sogno hanno qualcosa di diverso dalla realtà? Di sognare ricordi che credevate aver rimosso e che poi riemergono come intatti oppure distorti? Di sognare vecchi amori infranti come fossero ancora tangibili? Questo è “Mulholland drive”: un film sulla schizofrenia (Diane assomiglia tanto a Fred Madison di “Strade perdute”), e il sogno è all’incirca un meccanismo schizofrenico, un gioco di scatole cinesi ingannatrici.
Penso sia davvero inutile cercare l’interpretazione intesa come spiegazione; sono state scritte davvero troppe parole al riguardo, lo stesso Lynch ha affermato che il film è nato da un suo sogno, e i sogni, lo sappiamo, si ancorano al nostro inconscio, diverso in ognuno di noi e, a mio modestissimo parere, difficilmente psicoanalizzabile seguendo schemi e formule precise.
Qualcuno dice che la prima parte del film rappresenti l’oniricità, mentre la seconda incarni la dura realtà. Qualcuno dice che è solo la triste storia di un amore non corrisposto. Altri sostengono che forse Diane non si sia mai nemmeno alzata da quel divano e abbia sognato tutto, ma sarebbe come sostenere che Noodles in “C’era una volta in America” non avesse mai lasciato la fumeria d’oppio. E chi siamo noi per pronunciare simili affermazioni?
Io dico che, se così fosse, si cercherebbe di ridurre a schemi razionalisti una pellicola prettamente “surrealista”, e non penso che questo sia possibile (perlomeno io non ne ho le capacità).
L’unica cosa che posso asserire senza dubbi di sorta è che “Mulholland drive” provoca in me, ogni volta che lo rivedo, un elevato piacere estetico. Questo è lo scopo dell’arte, a prescindere da qualsiasi significato più o meno implicito possa contenere.

Davide Battaglia

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Un saluto alla Genova triste dalla Milano che schifa i grifoni

Anonimo ha detto...

Daniele

Overdrive ha detto...

ahahahaha!

No dai non siamo tristi... siamo troppo signori, noi!

L'anno prossimo ci sarà di nuovo il derby a Genova e la cosa non può che stuzzicarmi!

Ciao Dani!

Anonimo ha detto...

Circa un anno fa blob trasmise questo film a spezzoni.
Iniziai a vederlo pur nn sapendo niente e rimasi subito attratta dalla trama incasinata e dall'atmosfera "surreale".
Sapevo solo che il regista poteva essere Lynch, non sapevo quale fosse il titolo del fim,
ma mi ripromisi che, prima o poi, l'avrei visto!!!!!

Oggi l'arcano si è velato...
Davide ha il dvd da prestarmi?

Francesca

Anonimo ha detto...

Uno dei film che da quando l'ho visto è entrato di diritto tra i miei preferiti: troppo affascinante!
In certi passaggi molto angosciante, come ad esempio nella scena del teatro, quando Betty trova la scatola blu, il momento che poi costituisce il passaggio ad un altro piano narrativo (il risveglio?).
Probabilmente è vero che questa pellicola andrebbe gustata così come è, senza farsi paranoie su questa o quell'altra spiegazione - sempre se ce ne fosse una - , ma allo stesso tempo è proprio il film che ti porta a cercare certe risposte.
Per questo mi piace leggere recensioni su Mulholland Drive e sui film di Lynch in generale :-)

Overdrive ha detto...

Vero anime è comunque interessante leggere roba in giro su questo film... ne sono state dette veramente di tutti i tipi... due anni fa ero in vacanza in Spagna e ho conosciuto un gruppo di ragazzi italiani, con uno di questi siamo stati a parlare per ore su Mulholland drive senza praticamente conoscerci... e comunque non ne abbiamo ricavato nulla... :D

Fra, il dvd è nelle tue mani, fanne buon uso!
;)