venerdì 15 giugno 2007

Conan, il ragazzo del futuro

Tutto deve ricominciare…

Titolo originale: Mirai ShOnen Conan
Regia: Hayao Miyazaki, Keiji Hayakawa, Isao Takahata
Animazione: Hayao Miyazaki, Yasuo Otsuka
Anno: 1978
Produzione: Giappone
Durata: 26 episodi da 25 min.
Genere: fantascienza

Se i calcoli sono esatti, tra poco meno di un anno – quindi nel 2008 – dovrebbe esserci la fine del mondo. Almeno per come lo intendiamo noi oggi. Il tutto sarà causato da una terza guerra mondiale combattuta a base di bombe magnetiche (ben più potenti e distruttive di quelle atomiche!) che distruggeranno in poche ore la superficie terrestre… perfino l’asse di rotazione del nostro pianeta verrà spostato e i continenti si frattureranno inabissandosi negli oceani.
Solo poche persone riusciranno a salvarsi e rimarranno isolate nei pochi territori emersi… dovranno ricominciare da zero, ma, come sempre, l’ostinazione del genere umano avrà il sopravvento e in qualche modo riusciranno ad andare avanti.

In poche parole questo è lo scenario in cui si muove Conan (non il barbaro, ovviamente), un ragazzino di undici anni nato dopo la catastrofe su un’isoletta (chiamata l’isola perduta) dove un gruppo di astronauti precipitarono nel tentativo di scappare fuori dall’orbita taerrestre.
Siamo nel 2028 e Conan vive con suo nonno, l’unico degli astronauti sopravvissuti, conducendo un’esistenza semplice e intimamente legata alla natura, credendo che non esistano altri essere umani sulla Terra.
Il ritrovamento, sulla spiaggia della piccola isola, di una ragazza priva di sensi, sconvolgerà la vita di Conan…
Lana, questo il nome della ragazza, rivela che molte altre persone sono sopravvissute alla catastrofe, e che nella sua isola di Hyarbor la gente vive in pace e armonia, anche se minacciata dall’aggressiva società di Indastria, praticamante l'unica città-stato ancora basata sulla tecnologia rimasta sulla Terra.
Conan conoscerà ben presto le cattive intenzioni di questa fantomatica Indastria dal momento che un’aereo partito proprio da lì giungerà sull’isola perduta, ucciderà il nonno e rapirà Lana, dando il via a un’avventura lunga 26 episodi (quasi 11 ore).

Quando Conan apparve per la prima volta sugli schermi televisivi italiani – anche se ero ancora un pivello (come tutti quelli della mia generazione) – ci rese conto di essere innanzi a qualcosa di leggermente diverso dai soliti robottoni alla Go Nagai (per carità, non sputerò mai nel piatto in cui ho mangiato per tanti anni, ma Ufo robot, Mazinga & Co. non hanno un’unghia dello spessore che può vantare il cartone di Miyazaki).
L’elevata qualità artistica e tecnica di questa serie animata sorprende se si pensa che in quegli anni la televisione (soprattutto quella di intrattenimento per l’infanzia) stava muovendo i primi passi e non è un caso che, nonostante Conan sia rimasta (fortunatamente) una mini serie senza seguiti o prequel, a differenza dei più popolari anime, abbia un folto numero di estimatori, non solo tra i nostalgici trenta-trentacinquenni che la guardavano da infanti, ma anche tra gli adolescenti di oggi, più smaliziati e abituati a ben altri prodigi di tecnica, rispetto ai loro coetanei di fine Settanta.
Le ambientazioni fuori dai canoni tradizionali (molti i riferimenti al paesaggio e all’architettura degli anni Quaranta, chiaro rimando alla Seconda Guerra Mondiale e al disatro atomico di cui il Giappone fu vittima) e le tematiche ambientaliste (facile distinguere la dicotomia bene-male, la prima rappresentata dai contadini e dalla natura, mentre la seconda, dall'industria e le macchine) lo rendono uno dei prodotti di animazione più interessanti dell’intera produzione giapponese e all’epoca rivelarono la bravura e la delicatezza di un autore come Hayao Miyazaki, destinato col tempo ad essere riconosciuto come il più grande regista giapponese di – adoro questo termine che oggi non si usa quasi più - “cartoni animati”.
Personalmente, nel rivedere qualche episodio a distanza di più di vent’anni, ho notato quanto la nostalgia per il passato sia il tema portante di tutta la storia che, seppure nella sua semplicità, riesce a portare lo spettatore a riflettere.
Non per mezzo del solito buonismo che accumuna tante produzioni di oggi, ma con qualcosa di più profondo e raro.
Un piccolo gioiello da riscoprie.

Davide Battaglia

12 commenti:

Anonimo ha detto...

io di conan mi ricordo solo il (ra)barbaro, ma non zucca. Quella è buona nei ravioli ad esempio. La zucca. Perchp òa tipa del rabarbaro Zucca, quella con le zucche tanto per intendersi, quella era buona anche a letto. Immagino.

bye, massi+

Anonimo ha detto...

ah, oltretutto, se ti può interessare, io ho ricominciato con i rockets.

bye, massi+

Overdrive ha detto...

Beh... fa piacere che ti ricordi il barbaro e il rabarbaro e di questo ragazzo del futuro non hai nessun ricordo!
Ma quale triste infanzia hai avuto, poviu ninin! :D
Dimmi un cartone che ti ricordi e la prossima volta parlo di quello!
Grazie per aver commentato comunque! ;)

Anonimo ha detto...

i barbapapà fa troppo cagare come proposta?

bye, massi+

Overdrive ha detto...

Non è molto in linea con la filosofia editoriale... ma sia com'è... se pagano ci mettiamo anche le donne nude...
vediamo che si po fa'...

vai di rockets! Io mi sparo gli Alice in Chains... Paolo invece è peggio di Beppe a gusti musicali... bah...

:D

Anonimo ha detto...

beh, le donne dei barbapapà erano abbastanza formose..

bye, massi+

Anonimo ha detto...

Bellissima e giustissima "recensione".
Hai ragione soprattutto quando dici che i prodotti di una volta (e non stiamo parlando di 100 anni fa, per capirci) erano molto più schietti e genuini di quelli nostrani, anche E soprattutto nel campo dei manga/cartoni.
E poi c'è anche l'effetto nostalgia, quello è palese.
Se confronto Conan ai Po(r)kemon, tanto per fare un nome, vomito bile :-S

Anonimo ha detto...

Recensione ottima...come sempre!
Conosco questo cartone solo di nome e purtroppo non l'ho mai visto; data la trama avrò allora una buona occasione per rinfrescarmi la memoria, tuffandomi come al solito nel passato, visto che il presente, almeno per chi ha imparato la vita secondo certi valori come noi, non lascia spazio a buone considerazioni.
Ed oggi anche i "cartoni" (uso le virgolette!!!) moderni, così finti, impersonali e buonisti (a parte qualche eccezione ovviamente) sanno di falso e stantio...come del resto quest'italia del 2000!

Sanpiero Corso (il solito polemico rompicoglioni...e ne vado fiero!)

Overdrive ha detto...

Grazie McNab e Sanpiero!

La nostalgia è elemento fondamentale per apprezzare simili prodotti...

poi nel mio caso, a volte, è fisiologico rimpiangere il passato e sperare nel futuro... il presente difficilmente è come lo vorrei...

Anonimo ha detto...

Bella riflessione...
Anche per vale lo stesso: il presente non è mai come lo vorrei, per questo la nostalgia del passato fa sempre molta presa (ma non credo che siamo gli unici).
Un saluto!

Vincenzo Giordano ha detto...

Caro Davide,
La tua recensione esprime senza dubbio quello che quelli che chiamo "trenta-trentacinquenni" hanno provato seguendo quella meravigliosa peste ed i suoi amici attraverso gli oceani del 2028. Comunque puoi tranquillamente allargarti per quanto riguarda il target: ho quarataquattro anni. E ho due splendide pesti che sto nutrendo (anche!) con Miyazaki: La Città Incantata (l'Oscar non basta!), Il Castello Errante di Howl e spero presto I Racconti di
Terramare. Ma potessi donare loro le sensazioni che a suo tempo mi ha donato Conan!

Anonimo ha detto...

ciao Davide! Davvero una bella recensione, come sempre ;)
Onestamente ho scoperto questo cartone animato solo qualche anno fa...ed ora grazie alla riedizione dei dvd (anche se sono cari come la fame :LOL:) me lo sto gustando con molto piacere.
La storia, un pò sorprendentemente, mi ha preso fin da subito ed è palese l'elevata qualità di questo cartone, assolutamente non paragonabile alla tante boiate che hanno sfornato negli ultimi anni.
A presto, ciao!