
Titolo originale: Spider-man 3
Regia: Sam Raimi
Anno: 2007
Produzione: USA
Durata: 156 minuti
Genere: fantastico/azione
Voto: S.V.
Cosa c'entra il maestro Alfred Hitchcock con il terzo capitolo della saga dell'Uomo Ragno? Apparentemente nulla eppure, la chiave di lettura per il nuovo film di Sam Raimi, sta proprio in una storica affermazione del compianto regista inglese. Hitch sosteneva che "più è riuscito il cattivo e più è riuscito il film"... bene, in Spider-man 3 ce ne sono tre di cattivi (anzi quattro se si conta anche il lato oscuro dello stesso protagonista con il quale Peter Parker si trova a combattere per una buona metà) eppure nessuno riesce ad essere efficace quanto l'Harry Osborne di William Dafoe o l'Octopus di Alfred Molina.
È questo il principale difetto di una pellicola che, nonostante la sensibile durata – quasi due ore e mezza – presenta diverse lacune nella stesura della sceneggiatura.
Il film procede a singhiozzi, partendo in maniera eccessivamente lenta (stiamo pur sempre parlando di un fumettone), riprendendosi nella parte centrale e precipitando – è proprio il caso di dire – in un finale che aveva l’obbligo di “chiudere il cerchio” e togliere la troppa carne messa al fuoco precedentemente.
Usciti dalla sala si ha la sensazione di aver voluto tirare troppo la corda (o la ragnatela) ed essere rimasti a metà corsa senza benzina. Personaggi complessi e importanti nella vita di Peter come Gwen Stacy e Venom finiscono col diventare mere comparse, perni di singole scene che non trovano sufficiente sviluppo narrativo.
Probabilmente non sono nemmeno giustificabili le eccessive critiche perché le pretese di questo film sono ben lontane dal voler raggiungere l’immortalità di pellicole storiche, però Raimi – così come Nolan, Burton o Singer prima di lui – ha dato dimostrazione che il compromesso tra intrattenimento e autorialità non sia un’utopia.
Se qualcuno sostiene che non sia coerente paragonare lo Spidey di Raimi a quello di un McFarlane, o un Miller, o un Romita... – e la cosa è oltremodo condivisibile visto che il linguaggio cinematografico è differente da quello dei fumetti – è però vero che il film in questione assomiglia molto più a un fumettone piuttosto che ad una pellicola cinematografica.
In questo terzo episodio, le scelte autoriali di Raimi, forse forzate da altri soggetti e quindi, ci si domanda fino a che punto autoriali, non convincono appieno. Prima di tutto, l’incertezza che il regista mostra nel rimanere sempre in bilico tra commedia e dramma, esasperando i toni in entrambi i sensi e non riuscendo a trovare il perfetto equilibrio che aveva caratterizzato i due film precedenti. Restano soprattutto in mente, in senso negativo, l’ormai famigerato siparietto in stile Tony Manero che un Tobey Maguire, sopraffatto dal simbionte alieno, deve essere stato costretto con la forza a recitare (una delle cose più imbarazzanti e fuori contesto mai viste al cinema) e, in senso positivo, il cameo di un bravissimo Bruce Campbell nei panni di un cameriere francese pasticcione.
Solitamente con una trilogia si dovrebbe chiudere una saga, ma forse questo terzo capitolo dello stupefacente Spidey, è più un anello di congiunzione tra quello che è stato e quello che ci attenderà in futuro. Una sorta di lungo trailer che fa sperare noi inguaribili fan di poter vedere ancora il nostro amato ragno di quartiere volteggiare tra i grattacieli di New York.
Davide Battaglia